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Contro ogni violenza sul corpo e sulla voce delle donne. Siamo con Greta Thunberg



Apprendiamo con sconcerto e indignazione le notizie sul trattamento subito da Greta Thunberg durante la missione umanitaria diretta a Gaza. Secondo diverse testimonianze, sarebbe stata detenuta in condizioni degradanti — in una cella infestata da parassiti, senza adeguato accesso a cibo, acqua e cure — e sottoposta a umiliazioni simboliche, come l’imposizione di bandiere e pose fotografiche forzate.
Questi atti non sono incidenti, ma espressione di un potere che reagisce con violenza alla libertà femminile, alla parola che denuncia, alla presenza pacifica di chi testimonia la verità della sofferenza e chiede giustizia.
Colpire una giovane donna che agisce nel rispetto della legalità e dei diritti umani significa voler annientare il valore politico della cura, della solidarietà e della pace.
Denunciamo la brutalità di un sistema che trasforma la custodia in tortura, il dissenso in colpa, la fragilità in strumento di punizione. Denunciamo la menzogna di chi si proclama difensore della democrazia mentre reprime chi la esercita nella forma più alta: il rifiuto della violenza.
La violenza contro una donna che agisce per la pace non è un episodio isolato, ma una ferita collettiva.
Ogni corpo umiliato perché resiste diventa corpo politico: chi colpisce un corpo libero rivela la propria impotenza morale.
Da questa ferita non nascerà paura, ma un’ulteriore forza di solidarietà, di parola, di pace.

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